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EROE PER CASO
(HERO)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 26 aprile 1993
 
di Stephen Frears, con Dustin Hoffman, Andy Garcia, Geena Davis, Joan Cusack (Stati Uniti, 1992)
 
"Da una parte il regista della provocazione (MY BEAUTUFUL LAUNDRETTE) e dell'audacia sovversiva (PRICK UP YOUR EARS), della decadenza (LE RELAZIONI PERICOLOSE) e dell'impostura (THE GRIFTERS). E dall'altra, David Webb Peoples, lo sceneggiatore di BLADE RUNNER e GLI SPIETATI...

Il risultato è questo film perfetto, ma solo in parte soddisfacente, originale e déjà vu. Apparentemente, un omaggio: alla commedia americana degli anni Trenta (sull'Uomo Qualunque, quello capace di sublimarsi per un attimo, raggiungere qualsiasi Frontiera, ergersi a modello). A Frank Capra (MEET JOHN DOE, con il ruolo celebre della giornalista, interpretata allora da Barbara Stanwyck, ripreso qui dalla bravissima Geena Davis). E, in modo particolare, all'humour dissacrante di Preston Sturges, che in HAIL THE CONQUERING HERO raccontava praticamente la medesima storia: un impostore, montato dalla stampa, diviene eroe nazionale.

Omaggio, dalla meccanica impeccabile, dunque. Ma apparente: perché, da Sturges a Frears, ne è passata d'acqua sotto i ponti dei Miracoli americani. Ed ai buoni sentimenti si è sostituito non il cinismo -che Stephen Frears è, fortunatamente, troppo raffinato per limitarsi alla solita tirata sullo strapotere sui media- ma una caustica, salutare rivisitazione di quei miti.

Dustin Hoffman è Bernie LaPlante: ladruncolo e ricettatore, cittadino, marito e padre più che approssimativo, tanto da fare suo il motto "vola basso e fregatene del prossimo". Senonchè una sera, mentre rientra a domicilio, gli precipita un'aereo proprio davanti all'auto: eroe per un attimo, protagonista per il solito sbaglio, cede ai lamenti delle vittime, ne recupera un bel po', prima di filarsene con il borsello di Geena Davis (giornalista della TV, all'eterna rincorsa dello scoop e dell'audience). Lo sconosciuto è ormai "l'Angelo del volo 104": ed il giornale della bella e brava offre un milione all'ignoto Salvatore. Che non andrà, inutile dirlo, al nostro pasticcione: ma ad un altro, emarginato pure ed impostore ancor di più, venuto casualmente a conoscenza della faccenda.

Fin qui, ecco per Capra. Ma da qui si passa a Frears: in un paese alla disperata ricerca di sentimenti, eroi e sensazioni-stampa, il vero eroe è allora un miserello che, per un istante, ha ceduto alla tentazione di sentirsi grande. Edificante: se non fosse che il falso eroe (interpretato da Andy Garcia con adeguatissima ambiguità) è tutto fuorchè un grullo. E una volta imposto dai media ad eroe nazionale, si dimostra più che all'altezza della situazione, interpreta il proprio ruolo con encomio ed applicazione, riuscendo addirittura a risvegliare con amore un ragazzo da un coma irreversibile.

Come dire: in un mondo sfasciato, che i media voltano e rivoltano a seconda di come tira l'audience, non è detto che le cose seguano la morale, ma nemmeno l'anti-morale. Come già dicevano gli altri film di Frears: in un mondo in decadenza, dominato da intrighi magari anche minori, l'uomo finisce in trappola. Non solo: ma nella propria trappola.

Logico e perfetto, UN EROE PER CASO conferma allora l'intelligenza e la coerenza del regista inglese: anche se il film non ha l'originalità di MY BEAUTIFUL LAUNDRETTE o di PRICK UP YOUR EARS, nè la sublime adeguatezza delle RELAZIONI PERICOLOSE. Colpa di Hoffman, come al solito brillantissimo, ma alle prese con un personaggio antipatico, da trasformare al più presto in oggetto nel quale lo spettatore deve identificarsi? O, più semplicemente, di una meccanica esattamente ricopiata, ma alla quale il distacco di chi non ci crede ha ormai tolto calore e simpatia?

Una ragione al clamoroso insuccesso del film negli Stati Uniti, subito seguito dalla rabbiosa, altrettanto imprevedibile, forse maligna rivincita europea deve pur esserci."


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